sabato 4 ottobre 2008

invisible


- 4 giorni all'8 ottobre.

un anno fa, preciso, mio nonno tornava a casa dall'ospedale.

il 15 settembre di quest'anno Alberto avrebbe compiuto 14 anni.

Sono legata in modo molto particolare all'intero album "the invisible band" dei Travis. la prima volta che l'ho ascoltato, faceva freddo, eravamo a dicembre e, se nn ricordo male, sarà stato il giorno dopo natale.

dopo essere stati a trovare i miei nonni materni in campagna, siamo tornati a casa e io aspettai che i miei genitori si fossero diretti verso il portone del garage, per poi girarmi e ammirare la piazza di motta, interamente vuota.

pensavo di evitare di dire che non ricordavo neppure se quell'anno Alberto fosse ancora vivo, ma nn ha senso. Forse sbaglio, ma credo che quell'inverno sia stato il primo senza di lui.

Ogni singola canzone di questo album mi ricorda lui, mi fa pensare a lui, al modo strabiliante in cui rideva, in cui giocava, in cui osservava le cose, le persone, i fiori che l'aria muoveva, i granelli di sabbia che il vento faceva danzare più o meno violentemente.

Quella piazza così vuota e buia era l'esatta immagine specchio di come mi sentivo, a realizzare che sarebbero cambiate un bel po' di cose in famiglia da quel giorno, da quel mese, da quell'anno. a rendermi conto che i posti a tavola sarebbero stati 3 e nn più 4. che le mie lacrime si sarebbero mescolate alla zuppa bollente che avevo sotto il naso. che il letto in cui dormiva sarebbe diventato un muro rovesciato, freddo, duro, ruvido, spigoloso. il marmo con cui la neve va a nozze.

il silenzio. e la solitudine. e i numeri segnati sul calendario. e i giorni che passavano. e che passano ancora.

e le note di ogni singolo suono, di ogni singolo rumore. che entrano in ogni stanza della casa.

da 10 anni che saranno esatti fra 4 giorni, io sono un numero primo. unico e raramente, difficilmente,molto difficilmente, completo. me ne rendo conto ora in questo istante. forse mi sbaglio, ma mi convinco sempre di più che una volta che diventi un numero primo, sei condannato a una perenne e costante solitudine, nn tanto fisica quanto veramente interiore. Condanna ad una sorta di mutismo, che nessuno, nessuno ripeto, è in grado di comprendere se non ci passa attraverso. Una punizione per me, per non essere stata una sorella perfetta, un'amica modello, una bambina prodigio, un pozzo che traboccava gioia forza e intelligenza. Non posso fare molto, anzi nn posso fare nulla, se non scusarmi per nn essere riuscita a indossare la classica maschera. Forse, se avessi avuto un altro tipo di atteggiamento, qualcuno avrebbe vissuto in maniera migliore, e qualcun altro sarebbe vissuto di più.

avrei potuto fare di più. dare di più. molto di più. ma non ero consapevole di nulla, avevo paura, ero egoista, ero una fottuta bastarda, non so cos'ero. ma tanto ora il treno è passato. non si può più fare nulla. mi dispiace, mi dispiace. ho tentato, ho cercato il modo, ho scavato, ma nn abbastanza. mai abbastanza. e così ti ho perso. posso solo urlare dentro di me, solo odiarmi, solo soffocarmi e soffocare. e silenziosamente parlarti e dirti che mi manchi. ma i morti non vogliono sentire ragioni. e ne hanno sempre tutte le valide motivazioni.

this could be the last train...