lunedì 22 settembre 2008

Capitolo 21


"I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri.

Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che uin quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intreccio caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.

In un corso del primo anno, Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero,

Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l'uno all'altro.

Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre.

Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l'aveva mai detto. Quando immaginava di confessarle queste cose, il sottile strato di sudore sulle sue mani evaporava del tutto e per dieci minuti buoni non era più in grado di toccare nessun oggetto.

(...) Alice piegava e fletteva le dita del piede con una regolarità ipnotica. Quel movimento ripetuto gli aveva fatto crescere qualcosa di solido e inquietante nello stomaco e lui si era sforzato di tenere lo sguardo fisso il più a lungo possibile, perchè nulla cambiasse in quell'inquadratura. A casa aveva preso un mazzetto di fogli puliti dal quaderno ad anelli, uno spessore sufficiente perchè la penna potesse scorrerci sopra morbidamente, senza raschiare la superficie rigida del tavolo. Ne aveva pareggiato i bordi con le mani, prima sopra e sotto e poi ai lati. Aveva scelto la penna più carica tra quelle sulla scrivania, le aveva tolto il cappuccio e l'aveva infilato in cima per non perderlo. Poi aveva cominciato a scrivere al centro esatto del foglio, senza bisogno di contare i quadretti.

2760889966649. Aveva richiuso la penna e l'aveva posata a fianco del foglio. Duemilasettecentisessantamiliardiottocentottantanovemilioninovecentosessantaseimilaseicentoquarantanove, aveva letto ad alta voce. Poi di nuovo, sottovoce, come ad appropriarsi di quello scioglilingua. Decise che quel numero sarebbe stato il suo. Era sicuro che nessun altro al mondo, nessun altro in tutta la storia del mondo, si fosse mai fermato a considerare quel numero. Probabilmente, fino ad allora, nessuno l'aveva neppure mai scritto su un foglio e men che meno pronunciato ad alta voce.

Dopo un attimo di esitazione era andato due righe sotto e aveva scritto 2760889966651. Questo è suo, aveva pensato. Nella sua testa le cifre avevano assunto il colore livido del piede di Alice, stagliato sui bagliori azzurrati del televisore.

Potrebbero anche essere due primi gemelli, aveva pensato Mattia. Se lo sono...

Si era arrestato di colpo a quel pensiero e aveva iniziato a cercare dei divisori per i due numeri. Con il 3 era facile: bastava fare la somma delle cifre e vedere se era un multiplo di 3. Il 5 era fuori in partenza. Forse c'era una regola anche per il 7, ma Mattia non la ricordava più e così si era messo a fare la divisione in colonna. L'11, il 13 e così via, in calcoli sempre più complicati. Mentre provava con il 37 il sonno l'aveva catturato la prima volta e la penna gli era scivolata giù per la pagina. Arrivato al 47 aveva smesso. Il vortice che gli aveva riempito lo stomaco a casa di Alice si era disperso, si era diluito nei suoi muscoli come gli odori nell'aria e lui non era stato più in grado di avvertirlo. Nella stanza c'erano soltanto lui e una quantità di fogli disordinati, pieni di inutili divisioni. L'orologio segnava le tre e un quarto del mattino. Mattia aveva ripreso in mano il primo dei fogli, coni due numeri scritti al centro, e si era sentito un imbecille. L'aveva strappato a metà e poi ancora a metà, finchè i bordi non erano stati abbastanza tesi da poterli passare come una lama sotto l'unghia dell'anulare sinistro. "

1 commento:

Anonimo ha detto...

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