Fa male. fa male rendersi conto ora che l'invidia è una forma di autodistruzione.
che rivedere foto che sai benissimo che ti fanno stare male, è anche quella una forma di autodistruzione.
so cos'è, so come si chiama.
eppure mi fa ancora male. è un coltello che mi trafigge. è un mare che mi inghiotte, è un nodo che mi stringe la gola.
è il respiro che mi manca.
è il brivido lungo la schiena, e la sensazione di vuoto. devastante.
è il senso di abbandono, potente. un rifiuto che nn riesco ad affrontare. è qualcosa di enorme, di insormontabile, più grande di me.
sono almeno 4 muri di berlino, posti uno sopra l'altro.
il rifiuto e il consegunte abbandono equivale a girare in tondo, immerso nel buio.
è passeggiare a fianco di una persona, sperando che questa ti prenda per mano, ti blocchi e ti abbracci. intensamente. cosa che sai che non avverrà mai.
è immaginare che un fantasma arrivi nella tua stanza e ti rimbocchi le coperte.
è attendere una voce rassicurante, che ti dica che comunque vada, qualunque cosa tu faccia, tu sarai benvoluta su questo pianeta, e comunque non sei da buttare nel cassonetto.
è desiderare un amore che non arriverà mai, un'amicizia che non tornerà più, un silenzio che continuerà a farsi sempre, sempre più fitto.
come la nebbia di novembre.
Una persona ti ha accolto nel suo cuore, nella sua vita, nella sua quotidianità da 4 anni e mezzo. Un giorno qualunque, di punto in bianco, (o anche con meditata ricerca) decide di non cercarti più, di non rivolgerti più la parola, e tu, che sei dall'altra parte, non puoi fare nulla, completamente inerme.
Cerchi di risolvere la situazione in qualsiasi modo tu conosca.
Cerchi questa persona, senza ricevere risposta. Ti ossessioni, ti distruggi, capovolgi tutto, la tua stanza, la tua anima, il tuo corpo e il tuo sonno. Fai tutto ciò per capire cosa, per l'ennesima volta, non vada in te; quale possa essere stata la miccia che ha scatenato il silenzio ostinato da parte della persona da cui cerchi il legame, ora perduto, che vi ha unite.
Continui a cercare una risposta ai tuoi disturbanti interrogativi. Urli, urli contro tutti, contro l'inanimato, contro te stessa. Urli superando con la tua voce, la voce di altre persone che ti danno possibili ipotesi.
dici di no, scuoti la testa, ripeti no è impossibile.
dopo un po', circa 2 mesi di agonia e domande senza risposte, (che sono come un corpo senza anima e un cuore senza rifugio) ti arrendi.
Molli la presa, smetti di cercare questa persona. ti accorgi che 2 mesi di delirio e sofferenza tosta, dura e cruda, sono abbastanza.
E attendi che sia lei a fare il primo passo. attendi un giorno tra i primi di luglio, giorno in cui sarete costrette al confronto.
La tua mente inizia a girare vorticosamente, proietta mille versioni di mille scene diverse, tutte in sequenza cinematografica e fotografica.
Immagini a chi sarà, di voi 2, la prima a fare il primo passo per una possibile comunicazione.
Un ciao miagolato, un sorriso smagliante, una risata da cazzo e un abbraccio che è tutto, tutto tranne che sincero e intenso e cordiale.
il suo abbraccio, la sua faccia, esprimono tutta la falsità che per anni io non avevo notato.
ero, probabilmente, cieca.
Forse lo sono ancora, forse desidero esserlo, per non affrontare il fatto che essere in disaccordo con persone della compagnia di cui faccio (facevo) parte, in cui io sono la sola a pensarla in una maniera, non è una tragedia. Anzi è normale. Ma forse non è neanche questo il punto.
Il punto è che 2 persone non si sono poste il minimo problema che forse io nn ero obbligata, ogni volta che uscivo con loro, ad essere solare e gioiosa, solo perchè "uuuuhh!!! si balla!! uhhh ho rimorchiato!! uhhhh beviamoci uno scivolo!! uuuhhhh guarda quei ragazzi!! uhhhhh ti stai divertendoooohhh???!".
Non sempre deve andare tutto liscio solo perchè si esce con gli amici.
e soprattutto, non sempre devo sentirmi obbligata a giustificare il mio "muso"!
queste 2 persone hanno lavorato d immaginazione e hanno subito dato la risposta al mio atteggiamento, pensando "ecco ci risiamo è gelosa perchè io e te stiamo parlando!".
Non può certamemte essere il fatto che io magari abbia un mio cervello, una mia vita, dei miei pensieri, a volte cupi a volte meno cupi.
Non sono obbligata a dire cosa mi passa per la testa. Lo faccio se ne ho voglia. E poi, se non esterno i miei pensieri a voi 2, vuol dire che i vostri atteggiamenti non sono seri, nn lo sono sufficientemente da darmi sicurezza.
Così, perdo amicizie da cui effettivamente non guadagnavo un cazzo, gente che non è in grado di ragionare con la propria testa, gente che si lascia fuorviare dalla prima amica pettegola e non così intelligente, che dà fiato alla bocca e tanti saluti.
Gente che preferisce lavorare di fantasia e restare in silenzio davanti a un cellulare che squilla a vuoto - fottersene di chi ti ha supportata sempre, di chi ha dato l'anima per te- piuttosto di chiarire qualcosa che può essere uno stupido malinteso.
Così mi ritrovo in sere come questa, immersa in dubbi e ricordi, lacrime a fiumi e una canzone di un gruppo rinato, risorto dopo una brutta stagione con una schifosa etichetta discografica. So che ci sono spiragli immensi di luce per me, così come per questo gruppo.
Eppure certi pensieri, certi ricordi, certe persone, fanno così tanta fatica ad abbassare il sipario, a prendere baracca e burattini e a sloggiare dalla nostra mente.
E' un vero peccato che non li si possa eliminare a comando, con un semplice schiocco di dita.
E tornare a vivere tranquilli, pacifici, a dormire sereni e tornare a ridere bene e forte, davanti agli altri e soprattutto davanti a te stessa.
E dire, ora si, che sono tornata.
Chissà quando riuscirò a dimenticarmi di queste persone.
Una frase del gruppo di cui parlavo prima, mi ha colpito tanto da farmi scoppiare in gocce salate d'acqua:
"quel senso di abbandono
è come un rigor mortis
(...) c'è sempre movimento
di sospensioni e corpi cigolanti
di liquidi e di gatti miagolanti"